Il processo di pretrattamento nanotecnologico odierno può presentare alle aziende che lo utilizzano una vera e propria fase di economia circolare e di massima operazione ambientalmente protetta.
Esse infatti possono utilizzare la soluzione dello sgrassante nanotecnologico, che non viene più smaltito perché non si satura mai con gli oli rimossi, così come l’acqua di risciacquo che viene completamente riutilizzata.
Inoltre, non si creano più fanghi dopo la conversione chimica con il risciacquo tradizionale, perché i prodotti nanotecnologici vengono applicati per nebulizzazione e non più con la classica spruzzatura, che filmano integralmente, non necessitando più di filtri.
Non ci sono più smaltimenti, nessuna spesa e massima protezione ambientale.
Nel caso dello sgrassante nanotecnologico, in formulazione non sono presenti tensioattivi che emulsionano gli oli rimossi, inquinando la soluzione fino alla sua saturazione (dopodiché essa non è più attiva e deve essere smaltita), ma sono presenti invece prodotti carbossilati attivi, che rimuovono gli oli elettrostaticamente, sostituendosi ad essi e lasciando uno spessore minimale nanometrico.
Gli oli, per differenza di peso specifico con l’acqua dello sgrassante, galleggiano immediatamente in superficie, così da essere facilmente rimossi dalla vasca di contenimento con uno stramazzo e altri metodi di rimozione.
Nel caso del convertitore chimico della superficie di metallo, grazie al prodotto nanotecnologico, il processo di applicazione nebulizzata è l’ideale sia per non creare reazioni chimiche incomplete che vanno risciacquate creando i nocivi fanghi da smaltire, sia per deporre sulla superficie metallica un film sempre qualitativamente costante e ineccepibile.
In conclusione una volta risolto positivamente il problema applicativo delle nanotecnologie di pretrattamento con il metodo della nebulizzazione, ogni azienda specializzata si sta dedicando a nuove ricerche che trovino soluzioni filmanti di sempre maggiore qualità anticorrosiva.
Le strade seguite attualmente sono due. La prima comprende l’utilizzo di sostanze completamente organiche, senza alcun metallo, capaci di impedire per barriera la movimentazione elettronica degli ioni metallici. Gli ioni ferrosi sciolti, trascinati dagli elettroni, vengono bloccati all’anodo della cella galvanica di corrosione e non c’è più reazione chimica con gli ossidrili creati al catodo dalla riduzione di acqua e aria assorbite attraverso il film di vernice.
La seconda consiste invece nell’utilizzo di nanotubi di carbonio o di grafene, allo scopo di impedire la penetrazione di acqua e aria attraverso la pellicola di vernice, per non creare le reazioni suddette.
Le prove già presentate sono di notevole risultato qualitativo, perché raddoppiano la resistenza alla corrosione della verniciatura successivamente applicata.