INARRESTABILE PROGRESSO TECNOLOGICO DEI SISTEMI A BASE ACQUOSA NONOSTANTE LA RESISTENZA DELLE MULTINAZIONALI DEI SOLVENTI.
Alcune cose viste a Mecspe, manifestazione fieristica di successo nell’ambito metalmeccanico, nell’area riservata ai trattamenti delle superfici, merita un breve commento. In particolare, ci è parsa interessante l’offerta di sistemi e macchine di lavaggio, che contrapponeva avanzate soluzioni a base acquosa con quelle a solventi. Soventi? Si, nell’era della CO2 considerata come “inquinante” (con buona pace del ciclo del carbonio, cioè il pilastro della vita), esiste ancora un mercato per i solventi di lavaggio, derivati dagli idrocarburi (che, con una strategia eccellente di marketing, sono detti “alcoli modificati”).
Eppure, l’inizio e lo sviluppo del lavaggio industriale, come industria strategica italiana, nasce nel 1980 quando un gruppo di imprenditori e di dirigenti decise di raggrupparsi per caratterizzare la fase di transizione dal lavaggio al solvente a quello dei processi di lavaggio specializzato a mezzo di detergenti acquosi (come ricorda Danilo, il nostro direttore, a iniziare a “scrivere la storia moderna della tecnologia del lavaggio industriale” sono stati, in ordina alfabetico, Antonio Accogli, ITF; Adriano Aguiari, Citiemme; Alessandro Bax, Olpidurr; Sabino Di Pierro, Fismet; Dario Felisari, Felisari; Elvio Flaminio, Silvi; Carlo Fortunati, US&A; Giorgio Kruger, Kruger; Giampiero Camagni, Caber; Vincenzo Li Gregni, Pavesi; Enzo Lipomi, Stimin; Giorgio Nironi, Tecnofinish; Francesco Paganini, Ivet; Ivano Savioli, Marin).
Come visto nella manifestazione prima citata, dopo più di 40 anni, loro e i loro discendenti non sono ancora riusciti a completare questa “transizione” tecnologica.
Le macchine che usano i cosiddetti “alcoli modificati” integrano avanzate tecnologie di sicurezza e protezione ambientale. Quelle che usano formulati a base acquosa, avanzate tecnologie di lavaggio e chiusura del ciclo delle acque.
Anche i formulati acquosi sono migliorati significativamente in questi 40 anni, e permettono le migliori sinergie con i sistemi tecnologici di lavaggio delle relative macchine, sviluppate dai principali progettisti e produttori presenti alla manifestazione (tra quelli visitati in fiera: Ceever, Fismet Industriale, STS, Teknox): per gli impieghi critici dell’industria metalmeccanica, sono questi i sistemi più utilizzati, perché:
- consentono di ottenere gradi di lavaggio definiti (strumentalmente misurati)
- consentono di integrare funzionalità aggiuntive al lavaggio (ricupero di formulati e delle materie prime separate dalle stesse superfici, oli e truciolo, immediatamente riutilizzabili nei processi anteriori, per esempio; sbavatura; se richiesto, passivazione delle stesse superfici).
Tra gli sgrassanti acquosi di elevata qualità e basso impatto ambientale, che non creano acque reflue inquinanti da smaltire ma benefici economici, sono disponibili gli sgrassanti nanotecnologici.
SGRASSANTI NANOTECNOLOGICI
Contrariamente ai tradizionali sgrassanti alcalini o acidi, che rimuovono oli e grassi dalle superfici metalliche con la tecnica dell’emulsione a mezzo di tensioattivi (questi servono per mantenere i contaminanti sempre distanti dalla superficie sgrassata, ma purtroppo inquinano la soluzione di lavaggio, che deve essere successivamente smaltita), gli sgrassanti nanotecnologici sono formulati in modo differente.
Per evitare la ricontaminazione delle superfici non usano tensioattivi, ma polimeri carbossilati le cui funzioni sono di staccare i contaminanti e sostituirvisi; di prevenire la precipitazione dei sali inorganici delle acque di rete che così non si depositano pure loro nuovamente sul pezzo sgrassato. Inoltre, con la loro carica elettrostatica negativa, si fissano reagendo con la positività del metallo, creando un sottilissimo film, nanometrico, che offre una (mini)resistenza anticorrosiva alla superficie sgrassata, che poi viene aumentata dall’eventuale successiva conversione chimica, pure nanotecnologica.
Per questo l’operazione viene chiamata “sgrassaggio nanotecnologico”.
Questo prodotto, largamente industrializzato, è disponibile presso la STS (Ravenna, Italia) che formula lo sgrassante nanotecnologico anche come fase che precede la conversione chimica della superficie, e successiva verniciatura.