Programmando le ultime interviste per la pubblicazione del secondo volume “Imprenditori” dei trattamenti delle superfici, che stiamo ultimando insieme a Danilo, abbiamo entrambi pensato a un gruppo di veri innovatori che hanno caratterizzato il settore negli ultimi anni del secolo scorso e nel primo decennio di quello attuale.
Nel campo delle vernici, Giorgio Lazzerini, imprenditore di Tecnocolor, è stato uno di loro. Sposò la politica dei prodotti a minore impatto ambientale, le vernici all’acqua, anche su supporti “difficili”, materie plastiche poliolefiniche, vetro; erano sue le vernici all’acqua prevalentemente utilizzate nei diversi gruppi di lavoro del “Vemp”, l’associazione che lanciò la verniciatura delle materie plastiche insieme a un manipolo di tecnici dell’industria auto e moto italiana (Alfa Romeo, Aprilia, Cagiva, Fiat) e poi molti altri nel capo dell’articolo sportivo, dell’arredamento, dell’elettrodomestico, negli impianti di altri innovatori della verniciatura per conto terzi per supporti plastici, Luca Maitan (Varnish), Giovanni Lucchesi (Lucchesi), Marco Marchesi (Tecnoproduct). Sue le vernici all’acqua utilizzate per testare l’applicazione elettrostatica su supporti polimerici con le coppe ad alta velocità sviluppate da un altro imprenditore con la “mania” dell’innovazione tecnologica, Luigi Ravarini (Ravarini Castoldi). Sue le vernici all’acqua utilizzate come fondo livellante per le prime prove di PVD decorativo ottenuto con le macchine progettate e prodotte da altri appassionati innovatori Guido e poi Antonio e Davide D’Esposito (Kolzer).
È stato un valente formulatore e produttore di resine per vernici, che poi utilizzava in Tecnocolor per produrre vernici speciali, le cui prestazioni si differenziavano, per prestazioni, da quelle che si potevano incontrare sul mercato: adesione diretta a certi materiali “difficili”, resistenze a capitolati severi, temperature inferiori di cottura, e così via.
Tra le decine di contributi offerti ai lettori di Verniciatura Industriale da Giorgio Lazzerini mediante articoli tecnici (dove comparava strumentalmente i risultati con i sistemi tradizionali al solvente, che pure produceva) – abbiamo preso in considerazione solo il ventennio 1990-2010 – spiccano, per esempio, la cataforesi trasparente per finitura di manufatti metallici non ferrosi, a bassa temperatura di polimerizzazione (inizialmente, 150-160 °C, poi 120-130 °C); le vernici all’acqua (trasparenti e colorate) ad effetto soft; vellutate; metallizzate a effetto cromo; indurenti con raggi UV; i primer acrilici conduttivi per Mdf; i cicli all’acqua per sedili copriwater ad alta resistenza all’acqua e all’umidità; i trasparenti e gli smalti all’acqua per contenitori di vetro (bottiglie, vasi, flaconi, bicchieri; paralumi e lampade); la basi all’acqua e i trasparenti protettivi all’acqua per sublimazione/decorazione tridimensionale (cubicatura); i fondi epossidici e gli smalti poliuretanici bicomponenti all’acqua per l’anticorrosione e l’industria in generale.
Negli ultimi anni d’attività è stato affiancato dal figlio Stefano, conosciuto chimico delle vernici, oggi affermato tecnico-commerciale nel suo campo d’attività. Parlandone con Stefano, abbiamo convenuto che la capacità di pensare innovativo di Giorgio ne rende totalmente attuale la sua eredità tecnica, anche se sono passati giusti 10 anni da quando ci ha lasciato.

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