L’aggiornamento internazionale del 2018 delle norme ISO 12.944, dedicate alla durabilità (non alla durata, che è un problema di garanzia assicurativa) di oltre 25 anni per una verniciatura anticorrosiva, ci obbligano a un’analisi precisa per verificare la possibilità concreta di disporre di prodotti vernicianti capaci di dare resistenze protettive così straordinarie, fino a oggi difficilmente raggiungibili con i prodotti tradizionali.
I cicli protettivi a base di vernici tradizionali degradano dopo i primi 10-15 anni, anche in base alla località di esposizione dei manufatti e alla programmazione di una manutenzione periodica.
Per risolvere il problema ci vengono in aiuto le polveri termoplastiche – soprattutto quelle derivate dalle poliolefine copolimerizzate con derivati dell’acido acrilico – delle quali abbiamo esperienze pratiche e concrete poiché sono state applicate su manufatti in esterno, dimostrando una durabilità attualmente di oltre 25 anni, mantenendo un aspetto perfetto.
La ditta Ibix di Lugo di Romagna, ad esempio, ha un’esperienza di oltre 25 anni di casi dove sono state utilizzate queste vernici in polvere per la protezione anticorrosiva (uno dei prodotti è Plascoat 571, ora Axalta), applicate in ogni parte del mondo, come quelle illustrate nelle figg. 1, 2 e 3.
È una vera rivoluzione, non solo perché vengono sostituiti prodotti vernicianti liquidi, magari inquinanti, con polveri termoplastiche che non hanno impatto ambientale negativo, ma anche per la semplificazione del ciclo, in quanto le tre mani tradizionali di vernice – quasi sempre si tratta del ciclo – sono sostituite da una sola mano di polvere applicata su fondo aderente, con il metodo a fiamma, con ridotti costi operativi.
È però necessario sensibilizzare le ditte di engineering che preparano i cicli di protezione anticorrosiva a tener conto di questo notevole avanzamento qualitativo. Infatti, solitamente i risultati positivi di questa rivoluzione tecnologica non vengono quasi mai industrializzati immediatamente.