Sono molti i metodi di controllo anticorrosivo normati internazionalmente (questo dimostra ovviamente che non esiste un metodo univoco per il controllo).
Infatti sono:

  • Prove di resistenza in nebbia salina ISO 9227 (ASTM B 117)
  • Prove di resistenza in nebbia salino-acetica (ASTM B 287)
  • Prove di nebbia salina cuproacetica (ASTM B 368)
  • Test di Kesternich (ASTM G 87).

Sono tutte prove con tempi lunghi di durata (migliaia di ore) e offrono solo aspetti visivi, cioè valutabili in base al danno subito, per la corrosione del campione. In altre parole, la prova è di resistenza chimica della verniciatura, mentre la corrosione è un fenomeno elettrochimico.

Esiste però un metodo di prova elettrochimico, secondo la norma ISO 17.463, detto Metodo Acet – Accelerated Cycle Electrochemical Test) che, in sole 24 ore, presenta dati precisi di resistenza in volt e ohm, caratteristici della corrosione, che però non tiene conto dell’attacco della luce ambientale in esterno, che spezza la continuità della superficie del film applicato, permettendo una più facile penetrazione di acqua e aria attraverso la pellicola per raggiungere il supporto metallico. Comunque il risultato del Metodo Acet dà subito la dimostrazione di una resistenza protettiva, o meno, del ciclo verniciante in essere.

Tanto per fare un esempio pratico di confronto rispetto ad una resistenza protettiva di 1000 ore alla nebbia salina – con 1-2 mm di corrosione all’intaglio, la lastrina controllata con il Metodo Acet presenta questi precisi risultati: + 0,23 V e 5,44×10 alla 7 ohm in sole 24 ore.

PROVA DI RESISTENZA IN NEBBIA SALINA (ISO 9227)

Non è un’indicazione diretta della resistenza alla corrosione in ogni condizione ambientale, in quanto ci sono molti fattori che influenzano l’andamento della corrosione.

Fornisce un’indicazione che consente di verificare che un pezzo metallico, sotto l’effetto della corrosione salina, mantenga le proprie qualità iniziali (la soluzione salina è di 50g/litro, da nebulizzare; la corrosione risultante all’intaglio è di colore rosso).

PROVE DI RESISTENZA CON IL METODO ACET (ISO 17.463)

Si utilizza la strumentazione collegata ad un normale PC.
La prova consiste di 4 misurazioni che si susseguono in continuo in 4 ore all’interno dell’apparecchiatura (che le ripetono 6 volte – cioè in 24 ore – per evitare eventuali difficoltà operative:

  • Misurazione di impedenza elettrochimica (in corrente alternata), detta EIS, che serve per misurare in ohm quanto resiste il film alla penetrazione di acqua e aria (ossigeno)
  • Polarizzazione catodica, che è il sistema per fornire grande quantità di elettroni in grado di creare con l’acqua salata dell’apparecchiatura notevole quantità di gas idrogeno e ossidrili (H2O + e- = ½ H2 + OH-), che possono staccare il film con le bolle di idrogeno create per il “cathodic disbonding” per la notevole alcalinità creata dai gruppi OHR
  • Rilassamento del potenziale in volt, che è il tempo necessario per ritornare alla normalità dopo l’eccesso di elettroni inviati precedentemente per la polarizzazione catodica
  • Nuova EIS per verificare ancora una volta un eventuale passaggio di acqua e aria attraverso il film in esame.

L’operazione è molto semplice:

  • Si svernicia un angolo della lastrina per agganciare un elettrodo
  • Si localizza la zona di prova, aggiungendo un nastro adesivo
  • Si fissa la lastrina a contatto con la cella elettrolitica composta di acqua e sale
  • Scatta immediatamente la reazione anodica del metallo che si ossida emettendo elettroni, misurati al voltmetro: se è positivo vuol dire che non c’è ossidazione (la sua dissoluzione è negativa = – 0,44 V)
  • Nello stesso tempo EIS ha fornito la risposta in ohm della resistività del film alla penetrazione di acqua e ossigeno (che deve essere superiore alla 10 alla 6).

Le prove Acet rispondono integralmente al fenomeno elettrochimico della manifestazione corrosiva dei metalli, che crea cellule galvaniche di reazione chimica, con anodo e catodo:

  • Anodo, di dissoluzione del metallo con formazione di elettroni: Fe———Fe+++ 2e-
  • Catodo, con gli elettroni che, viaggiando a 300.000 km/s, immediatamente riducono acqua e aria, penetrati fino alla lamiera, in ossidrili con carica negativa: 2e- + H2O + ½O2 ———— 2OH

Cariche elettriche di segno opposto si attraggono formando idrossido di ferro, molto attivo per assorbire ossigeno e formare la ruggine: Fe2O3 . 3H20

Per verificare la validità della prova anticorrosiva con il Metodo Acet si può procedere con l’analisi di una polvere termoplastica, applicata a spessori di 250 micron, che ad oggi si è dimostrata la più resistente nel tempo superando anche i 25 anni di durata in esterno, con risultati sorprendenti: 0,26 V e 6,4 x 10 alla 12 ohm

Ma ora che è soddisfatta la resistenza alla corrosione elettrochimica, manca ancora la verifica della resistenza del film alla luce dell’ambiente esterno, dove essa ha il potere di degradare il film applicato, che si ottiene con sufficienti risultati, utilizzando la norma ISO 11.507 (ASTM G 154) e di permettere con maggiore facilità la penetrazione di acqua e aria attraverso la struttura del film termoplastico applicato, accelerando il fenomeno anticorrosivo.

In conclusione si può dire che le prove di laboratorio sono da prendere “cum grano salis”, anche se il Metodo Acet le supera tutte per l’obiettività presentata e per tutti i vantaggi organizzativi ed economici di una sola giornata di operatività.

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