intervista: Andrea Frighetto, R&D Manager Bottosso&Frighetto
Su cosa si sta focalizzando il vostro laboratorio di ricerca negli ultimi mesi? State utilizzando materie prime alternative per le vostre formulazioni?
AF – Attualmente la nostra ricerca è focalizzata su due tipologie di prodotti: la prima riguarda le tecnologie all’acqua per utilizzo in esterno, dove vi è sempre una maggiore richiesta di resistenze meccaniche ma anche chimiche.
Da anni infatti, la nostra azienda produce una linea di prodotti che con il tempo è stata perfezionata per garantire ottime prestazioni: Idropac 979. Si tratta di una finitura bicomponente all’acqua che affianca la già esistente serie monocomponente Idropac 975, certificata già da un decennio con il Catas Quality Award Plus. Questa nuova soluzione unisce le caratteristiche di resistenza all’esterno della serie monocomponente a una migliore resistenza chimica del serramento trattato.
L’altra tipologia di prodotti su cui il nostro laboratorio sta concentrando la ricerca riguarda una serie di finiture ad alta resistenza sia meccanica che chimica ultra-opaca.
Da un po’ di tempo infatti, il mercato richiede delle soluzioni che, a parità di prestazioni, fanno concorrenza, se non addirittura sostituiscono finiture per arredamento che utilizzano materiali solitamente molto costosi in virtù proprio delle loro caratteristiche in grado di unire resistenza chimica e meccanica a un buon livello di piacevolezza al tatto. Oggi sono diverse le aziende del settore che stanno focalizzando la loro ricerca su questa famiglia di prodotti e alcune di loro hanno già lanciato tecnologie che, almeno sulla carta, sembrano poter garantire buone prestazioni. Anche la nostra azienda, in tal senso, è a buon punto.
Ad oggi, in base alle tendenze attuali, ci sono prodotti che i clienti richiedono più di altri?
AF – Sicuramente le due gamme appena citate, ma anche i prodotti acrilici che tuttavia, attualmente, restano penalizzati dalle gravi carenze sul mercato delle resine alifatiche, soprattutto per quanto riguarda i catalizzatori.
Quali sono le vostre previsioni future riguardo il mercato del legno e quali i vostri obiettivi a breve e lungo termine?
AF – È particolarmente difficile potersi sbilanciare in questo senso, azzardando delle previsioni che poi vengono inficiate o sovvertite da eventi non prevedibili come quelli che si stanno sviluppando nell’Europa dell’est. Certamente le prospettive non sono particolarmente confortanti perché, se a una prima ondata di tensione sui mercati provocata dalla pandemia è seguito un clima di ripresa dei mercati “a singhiozzo”, con le filiere che ripartivano con evidenti colli di bottiglia o che poi rallentavano, oggi la situazione che sembrava avviarsi sulla strada di una certa normalità è stata sconquassata dall’inizio del conflitto tra Russia e Ucraina.
Fatto che ha creato problematiche non tanto dal punto di vista delle vendite, quanto del fattore energetico che, proprio in quanto tale, ha impatto su tutti i settori (non meno ovviamente sul già complesso mercato delle commodities) causando un’inflazione che rischia di rallentare tanto il mercato estero quanto quello domestico. Ad oggi è questo il fattore più preoccupante, considerando anche la speculazione che influenza i mercati e non contribuisce a rasserenarli. Il tutto si traduce in un settore sempre più soggetto a una forte componente comunicativa ed emotiva e non regolato, come dovrebbe essere, dai fondamentali del mercato-azienda.
Essere un’azienda complementare ai big player del settore e offrire agli utilizzatori dei valori aggiunti in termini di personalizzazione del prodotto o del servizio: sono questi gli obiettivi principali che stiamo perseguendo con grande consenso da parte della clientela, anche in virtù della nostra esperienza di oltre cinquant’anni nella formulazione di linee complete di prodotti, sia all’acqua che tradizionali, in grado di garantire dei vantaggi competitivi. In particolar modo, teniamo viva la nostra riconosciuta capacità di ascoltare le esigenze del cliente per trovare la soluzione più adeguata.
Secondo la vostra esperienza, esistono elementi scientifici tali per cui si possa vincere la resistenza nell’utilizzo dei prodotti all’acqua?
AF – Sicuramente un fattore che può aiutare a diffondere più capillarmente la cultura dell’utilizzo delle vernici all’acqua è la sostenibilità. Proprio gli eventi recenti (cambiamenti climatici, siccità e altro) ci stanno insegnando che occorre agire per modificare il nostro stile di vita rendendolo più compatibile con le esigenze dell’ambiante. Va detto che queste intenzioni non devono tramutarsi in atti o normative che creino troppe difficoltà o cambiamenti drastici negli usi e costumi delle persone e dei mercati.
Indubbiamente questa considerazione si basa sul fatto che alcune economie stanno fortemente lavorando a livello culturale per far capire l’importanza del cambiamento, mentre altre importanti, che spesso oltretutto sono quelle maggiormente responsabili dell’inquinamento, si stanno invece muovendo con lentezza, per usare un eufemismo, o stanno addirittura arretrando, complice anche la crisi energetica degli ultimi mesi. È questa a nostro parere la sfida più importante: l’Europa contribuisce con “solo” il 10% o poco più dell’inquinamento globale e per quanto si sforzi, il miglioramento che può derivarne avrà un impatto assai ridotto rispetto ai colossi dell’inquinamento.
Nel settore delle vernici per legno, la penalizzazione che subiscono i prodotti all’acqua è sostanzialmente legata, oltre che (in qualche caso) a un pregiudizio dell’utilizzatore, che paradossalmente sarebbe il maggior beneficiario del cambiamento (meno inalazioni in fase di applicazione e altro), al fatto che in alcuni casi le prestazioni dei prodotti all’acqua non sono ancora al pari di quelle dei prodotti al solvente. Il tutto inteso in senso globale: non solo a prodotto applicato, che anzi in alcuni casi (vedasi prodotti per esterno) può già dare prestazioni valide, ma proprio anche in fase di essicazione o stoccaggio, soprattutto nei periodi freddi, costringendo eventualmente il verniciatore a dotarsi di impianti di appassimento o riscaldamento, penalizzati in questi mesi dai costi dell’energia. Il miglioramento delle prestazioni dei prodotti all’acqua (che comunque c’è ed è costante), unitamente al calo dei loro costi, potrebbe certamente aiutare le aziende a incentivare i clienti all’acquisto. Una seconda opzione difficilmente percorribile nella fase contingente che stanno attraversando i mercati internazionali.