Costituite da circa il 50% di prodotto rinnovabile, le resine di derivazione non petrolifera sono industrializzate da alcuni anni – ad esempio dalla DSM, ora Covestro, con il nome Decovery® – ricavate prevalentemente dalle piante. È possibile così creare vernici da piante, semi e foglie che rispondono alle esigenze dell’industria che è sempre più orientata a creare prodotti da materiali naturali e sostenibili.
In pratica queste resine sono completamente prive di materiali fossili, cioè di derivati dal petrolio, e sono prodotte dall’estrazione di zuccheri, amidi e olii naturali dalle piante e dagli scarti agricoli non più utilizzabili per la nutrizione umana mediante un processo conosciuto come conversione delle biomasse.
I benefici sono chiari: un ridotto impatto ambientale, che si traduce in aiuti per contrastare il cambiamento climatico e l’impronta ambientale.
Con questo tipo di resine è possibile produrre vernici all’acqua (monocomponenti o bicomponenti) con bassa emissione di CO2, ma con pari prestazioni rispetto ad una tradizionale vernice all’acqua.
Attualmente è possibile ridurre fino al 36% l’impronta di carbonio della vernice utilizzando questo tipo di resine per produrla: un passo avanti per raggiungere la decarbonizzazione in tempo con la timeline prevista dall’accordo di Parigi.