Il tema della verniciatura anticorrosiva viene generalmente affrontato dalla committenza di opere civili e industriali, la quale presenta a chi vernicia una proposta specifica del ciclo applicativo di durata (a volte con la relativa richiesta di assicurazione, che può variare da 10 e più anni), obbligando anche ad utilizzare prodotti vernicianti di produzione normativa conosciuta, senza verificarne la qualità protettiva.
In primo luogo, perché una prova cosiddetta “accelerata” (come quella di resistenza alla nebbia salina) dura un minimo di 1000 – 1500 ore: 41 – 62 giorni e quindi impossibile da verificare prima del loro utilizzo.
Secondariamente perché la responsabilità degli ottimi risultati è sempre e solo dell’applicatore, che deve utilizzare quei prodotti specificati senza alcun controllo qualitativo.
Per fortuna attualmente viene in aiuto a chi utilizza prodotti vernicianti di qualsiasi marca la norma ISO 17.463, detta metodo Acet, che in sole 24 ore permette di valutare la resistenza del ciclo anticorrosivo. Così come avviene in ambiente naturale dopo esposizione ad umidità aria e altri prodotti presenti, indipendentemente dall’ambiente esterno in cui si trova il manufatto o la struttura metallica, si può valutare la resistenza del ciclo dalla lastrina di prova su cui vengono applicate le mani di primer, intermedio e finitura accelerate a temperatura di 60-80° in fornetto ad aria calda.
Questo avviene grazie al fatto che la ISO 17.463 riporta solo i dati di protezione anticorrosiva elettrochimica del ciclo verniciante (come la corrosione si manifesta in realtà), dando precisi dati in voltaggio e in ohm per la resistenza del film alla penetrazione di umidità e aria – ossigeno – necessari per creare l’ossidazione in genere e la ruggine in particolare sull’acciaio di qualsiasi composizione.
La strumentazione di per sé è molto semplice, come si può notare dalla fig.1.