Se è vero che parlando di caffè si pensa subito all’Italia, al termine caffettiera si associa immediatamente il nome Bialetti.
Chi non ha presente l’omino baffuto con il dito rivolto verso l’alto che richiama il tradizionale gesto di richiesta del caffè al bar? Geniale. Brand a parte, in queste righe vogliamo parlare di tecnologia. Sì, perché da consumatori siamo abituati a reputare gradevole un prodotto in base al livello di armonia tra forme e colori che i nostri occhi riescono a percepire, ma è bene sapere cosa c’è dietro al “bello” più o meno soggettivo di un manufatto; della caffettiera che troviamo sugli scaffali dei negozi, per esempio.
Presso lo stabilimento di Bialetti Industrie di Coccaglio in provincia di Brescia la redazione di Verniciatura Industriale ha incontrato Marco Vanoli product manager di Bialetti insieme a Cristoforo Brendas, direttore vendite Italia divisione polveri di Arsonsisi e Serena Maretti, marketing e comunicazione di Arsonsisi. Da 15 anni le due aziende lavorano in sinergia per colorare, diversificare e valorizzare un oggetto tipicamente italiano: la Moka. Nato nel 1933 da un’idea brillante di Alfonso Bialetti che, sulla scia delle invenzioni sabaude del secolo precedente propone un nuovo modo di preparare il caffè espresso, questo manufatto si è sempre contraddistinto per la sua forma ottagonale e per la superficie in alluminio non verniciata fino ai decenni recenti, in cui il mercato tende a virare sempre più verso la diversificazione e la specialità. È proprio in questo periodo che Bialetti, già interprete e diffusore della carica innovativa del design italiano, si rende ancor più simbolo dell’esperienza e della volontà di esaltare e rendere ancora più piacevole un gesto quotidiano: fare il caffè.
«Per noi la verniciatura è un valore aggiunto -spiega Marco Vanoli, product manager di Bialetti Industrie-, un’operazione che ci permette di differenziare e valorizzare la produzione creando collezioni particolari molto apprezzate».
Ecco che nel 2004 Bialetti lancia la Mukka Express, la prima caffettiera per la preparazione del cappuccino, verniciata con polveri panna e nere, a richiamare il manto maculato della mucca. Gli epossipoliesteri e i poliesteri realizzati dall’azienda milanese sono destinati alle linee più conosciute di caffettiere: la Fiammetta, rivestita con tinte opache, la Break Alpina verde, la Moka Express rosa, messa a punto per il Giro d’Italia la Dama Glamour, rivestita con prodotti speciali e infine la collezione di Natale (2016-2018) verniciata con un giallo oro e di cui sono stati venduti circa 30.000 pezzi.
«Quando pensiamo e sviluppiamo una collezione speciale – prosegue Marco Vanoli -, ciò che la contraddistingue è il colore, non la forma: tutti i nostri modelli e altri pezzi della collezione tipo pentolame e quant’altro presentano la stessa tinta. È un modo alternativo per differenziare il nostro prodotto.
Le proposte per le collezioni arrivano dal nostro centro stile che individua i trend del momento e propone la novità oppure da stimoli esterni legati ai comparti produttivi più trainanti. L’ultimo progetto che abbiamo portato avanti con Arsonsisi infatti è la nuova collezione natalizia 2019 Rose Gold, che richiama appunto il colore oro rosa dell’Iphone».
LA PRODUZIONE
Mentre la struttura commerciale di Bialetti opera nel quartier generale di Coccaglio, lo stabilimento produttivo è situato in Romania: qui viene effettuata la produzione di caffettiere e altri articoli per il settore del casalingo, completamente internamente, dalla fusione dei vari componenti, da cui vengono in seguito eliminate le bave, alle fasi di tornitura, smerigliatura per la rimozione di impurità e imperfezioni e lucidatura per il recupero della lucentezza dell’alluminio, fino ad arrivare alla verniciatura, a seconda del prodotto naturalmente, che avviene sulla caffettiera montata e appesa per il manico.
Successivamente viene tornita la fascetta su cui, attraverso il processo di tampografia con inchiostro vengono applicati logo e nome del prodotto. Una volta pronta, la caffettiera viene testata (5 o 6 pezzi al massimo) con due tipologie di prove molto aggressive: l’aggrappaggio della vernice e la resistenza alla macchia e al calore. L’iter per l’omologazione della caffettiera avviene nel laboratorio dello stabilimento di Coccaglio che opera secondo un protocollo interno (salvo per quanto riguarda la prova di quadrettatura per verificare l’adesione della vernice, che segue la norma ISO 2409). La prova di resistenza al calore fa parte del sistema di gestione della qualità di Bialetti e viene effettuata su diverse fonti di calore: una volta su fiamma e almeno due su piastra.
«Anche dopo tanti anni di collaborazione con Bialetti -commenta Cristoforo Brendas, responsabile vendite Italia della divisione polveri di Arsonsisi, riscopriamo sempre un grande entusiasmo a dare colore a forme di design tutte italiane. È un lavoro molto ambizioso soprattutto per quanto riguarda le collezioni, dove non si tratta di fornire prodotti tradizionali ma di studiare appositamente la soluzione giusta. Per la realizzazione del Rose Gold ad esempio, dovevamo riprodurre con la vernice lo stesso effetto ottenuto con un bagno galvanico: non è stato semplice, ci sono volute diverse campionature prima di trovare il giusto equilibrio tra il colore e l’effetto trasparente della caffettiera ma il risultato ottenuto è davvero soddisfacente».